Presentato dalla Filodrammatica Berton in collaborazione con
il Rione Bianco,
il Rione Nero,
il Rione Rosso
in occasione delle celebrazioni dei 700 anni
della
della presa del potere
dei Manfredi in Faenza
personaggi
CASSANDRA PAVONI
FANTESCA e POPOLANA
MAESTRO di PALAZZO
GALEOTTO MANFREDI
POPOLANO e CONGIURATO
POPOLANO e CONGIURATO
POPOLANO e CONGIURATO
POPOLANO
POPOLANO
POPOLANA
POPOLANA
POPOLANA e FANTESCA
IL FATTORE
FRATE SILVESTRO
GIOVANNI BENTIVOGLIO
FRANCESCA BENTIVOGLIO
RIGO
ZAMPAGLIA
IL GREMBIALE
IL BOCCALARO
IL PITTORE
interpreti
Valentina Fiori
Martina Celotti
Iacopo Melandri
Alessandro Lucchesi
Giancarlo Cattani
Rodolfo Cicognani
Ceroni Mauro
Aiten Vitali
Matteo Fiori
Lisa Lippi Pagliai
Lucia Capiani
Alice Biffi
Alan Barnabè
Walter Gaudenzi
Damiano Bandini
Emanuela Piraccini
Marco Sartoni
Pier Gianni Samorini
Claudio MIngazzini
Gian Luca Lusa
Daniele Porisini
sabato 12 ottobre 2013 - ore 21.00
domenica 13 ottobre 2013 - ore 21.00
Musiche tratte in parte da opere di
Lamberto Caffarelli
Scene dipinte da:
Pietro Lenzini e Giorgio Drioli
Costumi a cura dei Rioni
e della Berton
Tecnico suono: Barbara Solaroli
Tecnico luci: Roberto Ortali
Regia:
Luigi Antonio Mazzoni
Si ringrazia il
M° Giuseppe Fagnocchi
per la collaborazione
alle musiche di scena
Teatro dei Filodrammatici 31/05/2013
riprese filmate Francesco Minarini
Galeotto è l’ultimo e il più colto e illuminato discendente della dinastia dei Manfredi. Vive a contatto con le corti italiane più prestigiose: dagli Estensi ai Medici, dagli Sforza al Papato, in quel periodo di fermenti culturali che porteranno l’Italia dei Comuni al Rinascimento.
Una volta giunto al potere viene spinto (anche da Lorenzo il Magnifico) a un matrimonio “politico” con Francesca Bentivoglio, figlia del Signore di Bologna e deve abbandonare la sua amante – Cassandra Pavoni – che aveva incontrato quando era presso la corte degli Estensi.
Cassandra, di cui si dice fosse innamoratissimo e che gli aveva dato tre figli, si ritira nel Convento di S. Umiltà.
Il matrimonio, per Giovanni Bentivoglio (Galeotto quarantaduenne con Francesca quattordicenne), non è altro che il primo passo di un disegno teso a mettere le mani su Faenza. Quando, però, il bolognese si accorge che Galeotto non cederà mai il potere, ecco che si fa luce e matura l’idea dell’assassinio. Francesca, dopo un forte litigio con il marito a causa di un frate che mette in guardia Galeotto dei complotti contro di lui, scappa dal padre portando con se Astorgio III, l’erede alla Signoria. Galeotto scrive a mezzo mondo - dal Magnifico al Papato - perché facciano pressione sulla Corte dei Bentivoglio per riavere Francesca, il figlio e il resto della dote promessa.
Lei ritorna a Faenza accompagnata da un uomo di fiducia, un “famiglio”, che assieme ad alcuni borghesi faentini mette a punto il piano per uccidere Galeotto. Il 31 maggio 1488 verso le 13, con la scusa di un malore, Francesca chiama il marito nella sua camera da letto dove nella penombra delle tende abbassate l’attendono i congiurati. Nonostante la sua furiosa difesa - con l’aiuto della stessa Francesca - il delitto è consumato.
“Il cantare degli uomini è purezza fatta carne, cielo fatta terra, terra diventata cielo, vera innocenza e dolore trasposto in gioia ...”.
Queste parole riassumono la versatile predisposizione di Lamberto Caffarelli (1880-1963) alla poesia, alla filosofia, alla musica. Autore di un’opera ambiziosa quanto perfetta, quel “Galeotus” che - purtroppo - ancora non ha avuto la possibilità di una rappresentazione integrale; penalizzato, in vita, dalla scelta di rimanere geograficamente ai margini del “gran mondo” musicale dell’epoca, Caffarelli in realtà riscosse il plauso incondizionato e l’apprezzamento di molti colleghi e intellettuali.
Compresi Rudolf Steiner, e la società antroposofica internazionale - che tutt’oggi lo considera il massimo esponente delle filosofie musicali legate a quella disciplina.